Testo e foto di: Andrea Conti
Visitando un luogo famoso, la cosa che tutti i turisti fanno è scattare la fatidica “foto-ricordo”. Lo scopo di questo breve articolo è mostrare attraverso un caso pratico il modo in cui si riesce, con pochissimo sforzo ed un pizzico di impegno, a trasfomare la solita foto in qualcosa di differente e sicuramente più personale, una foto che sia “nostra”, e non la solita “foto-ricordo”.
Ci troviamo a Roma, in Piazza Navona, siamo a tramonto inoltrato, sono le 8 di sera, e vogliamo scattare una “foto-ricordo”. Il contrasto globale della scena è molto alto, osserviamo che la piazza è in ombra piena e la luce inizia a scarseggiare, mentre la parte alta è ancora in pieno sole.
Scattando una foto “standard”, cioè semplicemente puntando e scattando, si avrebbero il cielo e gli edifici illuminati dal sole a fortissimo rischio sovraesposizione e bruciatura (il tutto aggravato dal soggetto in primo piano, che è molto molto scuro …), la foto così neanche la scatto perchè già so che non verrà bene.
Si potrebbe semplicemente usare il flash on-camera per schiarire il soggetto, anche questa opzione neanche la provo, perchè già so che la luce non sarebbe bella, sarebbe piatta, fredda e non intonata con la luce calda del tramonto sullo sfondo.
Che fare?
- controllo che il WB sulla fotocamera sia regolato sul preset daylight
- prendo il flash nella mano sx, con il gel tungsteno montato (la luce del tramonto è calda, e va armonizzata con quella del flash)
- so già che la fotocamera è impostata in manuale per le alte luci (e quindi non mi curo affatto dell’avvertimento che leggo nel mirino, che indica disperatamente quasi 2 stop di sottoesposizione, neanche lo guardo. Per un ulteriore approfondimento in merito, consultare questo articolo)
- imposto una focale molto grandangolare
- mi abbasso tenendo il braccio sx teso ed aperto verso l’esterno, e scatto rapidamente con la sola mano dx.

Nikon D300, Nikon 12-24 f/4G AFS, Nikon SB900, manual exposure, 1/200 @ f/4 @ ISO 200
Articolo visualizzabile e commentabile anche su:
http://www.contifoto.com/2010/05/21/la-foto-ricordo/
Grazie a tutti per il passaggio.
In effetti Andrea, sicuramente tu descrivi queste modalità di acquisizione delle immagini con molta padronanza e i risultati sono perfettamente aderenti con quanto tu dici. Il problema è che pur non ritenendomi proprio l’ultimo arrivato ed anche dopo aver fatto un corsetto con te sul flash, mi rendo conto che ogni volta che mi trovo a scattare in situazioni di luce critiche ( e quindi con il flash), il mio cervello non parte in automatismo per settare tutti i parametri della fotocamera. Sicuramente ci vuole esercizio, ma la cosa strana è che in analogico sbagliavo molto meno, mentre con il digitale che dovrebbe essere piu’ facile, devo combattere un po’ 🙁
Trovo sempre utile la pubblicazione di questi articoli, che fanno comunque da stimolo, per richieste e riflessioni. Ciao Pino
Ciao Pino, hai ragione sull’analogico, ma solo per quanto riguarda la pellicola negativa, lì c’era lo stampatore che correggeva i nostri “errori”, con la diapositiva è tutto un altro discorso 🙂 Scattare in digitale RAW, se il sensore è abbastanza elastico (i sensori non sono certo tutti uguali), è molto simile a scattare in negativo analogico. L’esperienza, ed il tempo trascorso a scattare sul campo in modo “consapevole”, ti consentono di automatizzare le cose “grosse” (il tipo di luce, la direzione, l’esposizone di base, la composizione, la messa a fuoco …), mentre lo sviluppo del negativo consente di aggiustare le cose “piccole” (piccoli errori di esposizione, il bilanciamento del bianco, etc etc).
Grazie per il passaggio e per l’apprezzamento 🙂
Andrea.
Andrea sicuramente consigli non destinati allla foto ricordo del turista “mordi e fuggi” che va in giro con la compattina!
Il flash … ne sto per prendere uno … vediamo se scatta l’amore!
Sempre utile la condivisione di esperienza che pratichi con questi interventi!
Grazie ed un salutone.
Paolo
grazie andrea dei tuoi sempre preziosissimi consigli!